Vi siete mai chiesti cosa potrebbe accadere se arrivasse un terremoto?
Se crollasse il fabbricato?
Quali sarebbero i rischi ed i potenziali danni diretti ed indiretti per l’attività aziendale, la proprietà ed il datore di lavoro?
Perché fare l’intervento antisismico?
- Per salvaguardare la vita delle persone
- Per salvaguardare la propria casa ed azienda con il proprio patrimonio, i macchinari, gli impianti, gli investimenti e la continuità aziendale
- Perché comunque è un investimento che aumenta il valore del fabbricato
- Per evitare importanti rischi penali a carico del datore di lavoro
- Perché con un partner altamente specializzato, non avrete problematiche di gestione, fermi attività che possano implicare disagi per la continuità della vostra attività lavorativa ordinaria
L’intervento primario ha un costo modesto, non è invasivo e garantisce un miglioramento sismico decisamente significativo.
E’ importante fare l’intervento e scegliere un azienda specializzata.
La situazione sismica italiana
In Italia mediamente, si verifica un terremoto ogni 8 anni con conseguenze da gravi a catastrofiche. Sfortunatamente l’Italia ha subito in passato numerosi terremoti che rasero al suolo molte città causando un numero elevato di vittime. L’Italia ha una pericolosità sismica alta (per frequenza e intensità dei fenomeni), una vulnerabilità molto elevata (per fragilità del patrimonio edilizio, infrastrutturale, industriale, produttivo e dei servizi) e un’esposizione altissima (per densità abitativa e presenza di un patrimonio storico, artistico e monumentale unico al mondo). La nostra Penisola è dunque ad elevato rischio sismico, in termini di vittime, danni alle costruzioni e costi diretti e indiretti attesi a seguito di un terremoto. Il rischio sismico, determinato dalla combinazione della pericolosità, della vulnerabilità e dell’esposizione, è la misura dei danni attesi in un dato intervallo di tempo, in base al tipo di sismicità, di resistenza delle costruzioni e di antropizzazione (natura, qualità e quantità dei beni esposti).
I terremoti in Italia
In Italia il rischio sismico è tutt’altro che basso. Purtroppo il nostro territorio è caratterizzato da frequentissime scosse di forte intensità che provocano mediamente ogni 6/8 anni, gravi devastazioni sia in termini di vite umane che in danni strutturali ed infrastrutturali. Abbiamo forse sempre sottovalutato il rischio e l’importanza di tali eventi, ma non possiamo non tenerne conto. Solo negli ultimi 30 anni si sono verificate circa 150.000 scosse. I più noti sono quelli dal XX secolo in poi, ma anche precedentemente la penisola era interessata da frequenti ed importanti terremoti.
Oltre 160.000 vittime in poco più di 100 anni, non sono certamente poche, non bisogna spavertarsi, ma non si può sempre pensare a risolvere il problema quando ormai è tardi. La prevenzione è l’unico strumento che abbiamo per difenderci. Una scelta di grande lungimiranza, un investimento sul nostro futuro, delle nostre famiglie e delle nostre aziende. Nel II millennio, su 1.300 terremoti distruttivi che hanno interessato il mediterraneo, ben 500 hanno riguardato l’Italia, che purtroppo ne detiene il primato.
Si può prevenire facendo interventi gli interventi necessari, poiché non sono i terremoti che uccidono ma i fabbricati. Intervenire è una scelta intelligente e lungimirante.
Le mappe sismiche
Guardando la situazione sismica italiana in un territorio più vasto come l’Europa, ci si rende conto ancor meglio di quanto la penisola sia vulnerabile al rischio sismico. In Europa, Italia, Grecia, Albania e Turchia sono paesi che necessitano di interventi ed opere di messa in sicurezza. Il nostro è tra i paesi al mondo con il più alto rischio sismico. L’intero territorio è a rischio e anche le zone potenzialmente meno a rischio, non sono esenti, ma necessitano di valutazioni. Non è possibile prevedere quando avverrà il prossimo evento e la sua intensità, ma è necessario essere a conoscenza del pericolo e mettere in atto gli interventi necessari a prevenire e ridurre il pericolo.
A partire dal 10/04/2016 è entrata ufficialmente in vigore la nuova classificazione sismica della regione Lombardia come da Dgr 30/03/16 – n.X/5001 (artt. 3, comma 1, e 13, comma 1, della l.r. 33/2015). Nella precedente classificazione i comuni in zona 2 e 3 erano 279 su un totale di 1.531, attualmente sono diventati 1.085. E’ evidente che sempre più si sta progredendo versouna consapevolezza del rischio sismico del territorio, basti pensare che fino al 2003 erano qualche decina. La provincia di Brescia ha subito una riclassificazione in zona sismica 2 (ad alto rischio) per una parte consistente del territorio.
Intervento di rinforzo locale – messa in sicurezza
La messa in sicurezza dell’edificio consiste nel limitare le carenze strutturali principali al fine di aumentare il livello di sicurezza del fabbricato. Questo step è imprescindibile in quanto, per fabbricati progettati e realizzati senza criteri antisismici, generalmente le strutture sono isostatiche, pertanto senza alcun collegamento strutturale che permetta il trasferimento delle azioni tra i vari elementi.
E’ in assoluto l’intervento imprescinbile, prima di effettuare qualsiasi altro tipo di lavorazione, in quanto è stato evidente, durante il sisma in Emilia Romagna, che la perdita d’appoggio degli elementi tra loro non collegati, è stata la causa primaria dei collassi degli edifici prefabbricati in calcestruzzo.
I nodi da verificare ed eventualmente collegare sono generalmente i seguenti:
- struttura
- nodi pilastri – travi di copertura
- nodi travi primarie – tegoli (elementi di orditura secondari)
- collegamento degli elementi di completamento (coppelle in c.a. – timpani)
- elementi di gronda
- nodi travi solaio – pilastri
- pannelli di tamponamento
- vincolo supplementare dei pannelli di tamponamento alla struttura in quanto gli ancoraggi presistenti non presentano generalmente caratteristiche di ritegno
- sufficentemente adeguati in caso evento sismico
- altri elementi strutturali da considerare
- giunti strutturali non sufficientemente distanziati che possono generare un effetto di martellamento
- murature in blocchi di cemento che possono collassare o ribaltarsi
Miglioramento sismico
PRIMO STEP: Intervento di rinforzo locale / messa in sicurezza ( sempre necessario se non esistono i collegamenti tra le strutture )
SECONDO STEP: Per miglioramento sismico si intende quando la struttura viene portata ad un grado di sicurezza accertato più elevato. Deve essere eseguita un analisi modale che individua la percentuale si sicurezza del fabbricato e i punti di collasso, devono essere poi progettati dei sistemi per incrementare la resistenza complessiva della struttura in caso di evento sismico.
Generalmente può essere necessario effettuare dei rinforzi sui pilastri, inserire dei controventi o dei dissipatori che servono per assorbire maggiore azione derivante dell’effetto sismico.
Non esiste attualmente un parametro minimo da raggiungere, si tenga presente che nel cratere sismico dell’Emilia Romagna il parametro richiesto è del 60% rispetto alle accelerazioni previste dalla normativa in caso di nuova costruzione.
Adeguamento sismico
Il principio è analogo al miglioramento sismico con la differenza che è necessario portare il fabbricato ad un grado di resistenza pari al 100% rispetto alle accelerazioni previste dalla normativa in caso di nuova costruzione.
Gli edifici produttivi eseguiti con strutture prefabbricate in calcestruzzo, hanno mostrato durante l’ultimo terremoto in emilia romagna, di essere vulnerabili per alcuni aspetti, ed in particolare:
- Principalmente la mancanza dei collegamenti tra gli elementi prefabbricati dei vai nodi strutturali (pilastro-trave, trave-tegoli, tegoli-coppelle ecc.)
- L’inadeguatezza dei fissaggi di ritegno e/o di sospensione dei pannelli di tamponamento sia orizzontali che verticali
Questi due aspetti sono le cause principali dei collassi strutturali avvenuti sulle strutture prefabbricate.
In secondo piano gli altri punti deboli sulle strutture non progettate con criteri antisismici sono:
- Carenza di staffe in particolare all’altezza della pavimentazione o in presenza dei solai, alla quota degli stessi
- Insufficiente lunghezza delle barre longitudinali
- Sezioni dei pilastri di dimensioni ridotte rispetto a quelle che necessiterebbero con una progettazione attuale
- Mancanza di collegamenti in fondazione
Nota del ministero del lavoro e delle politiche sociali
COMUNICATO STAMPA DEL 6/6/2012
Riguardo questo aspetto delicato, a seguito del terremoto in Emilia è cambiato l’approccio con la problematica di responsabilitrà in caso di evento sismico. Il Ministero del Lavoro e Politiche Sociali, con riferimento alla sicurezza nei luoghi di lavoro e in particolare a quelli della zona dell’Emilia Romagna, precisa che la stabilità e la solidità degtli edifici è un requisito di sicurezza espressamente previsto nell’allegato IV del D.L. 81/2008 che disciplina la materia della tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Il mancato rispetto di questo requisito è penalmente sanzionato e nessuna liberatoria può neutralizzare tale sanzione.
Di fronte a questo scenario è opportuno ed intelligente valutare l’opportunità di eseguire una messa in sicurezza o pianificare interventi di miglioramento/adeguamento sismico.