La protezione civile è affidata praticamente al volontariato, servono mezzi e fondi ma, soprattutto, mezzi del tipo salvavita. Le esercitazioni continuano, tutte utili e tutte sacrosante, ma nessuna innovativa: di sistemi tecnologici capaci di cambiare le carte in tavola quanto al numero delle vittime e alla tipologia di strategia dell’intervento  preventivo si vede poco. E’ evidente che ci vuole un programma nazionale, un piano capace di guardare alle innovazioni che le Università, le Imprese e i Centri di ricerca hanno prodotto e sono in grado di produrre ancora. Il brevetto Madis Room è testato per  salvare la vita di una famiglia intera ma, soprattutto, può cambiare le strategie di intervento della protezione civile: avere una mappa cittadina di tutto il ristrutturato nel quale sono presenti stanze Antisismiche cambierebbe le dinamiche e i risultati degli interventi di emergenza. Produrrebbe risultati diversi sul numero delle vittime, nonché sull’onerosità e tragicità delle operazioni di recupero di morti e feriti.

Il Sindaco di Avezzano Giovanni Di Pangrazio, a sinistra, con Antonio D'Intino inventore della Stanza Antisismica

Il Sindaco di Avezzano Giovanni Di Pangrazio, a sinistra, con Antonio D’Intino inventore della Stanza Antisismica

“Come pure sarebbe opportuno inserire nel piano di prevenzione nazionale una zona di Protezione Civile che appartiene al territorio di riferimento,  capace al contempo di servire una fascia ampia di territorio nazionale. L’Abruzzo è servito da Roma – una città grande e difficile perché è la Capitale, fatto dal quale  discendono problematiche e disfunzioni  – dice il Sindaco di Avezzano Giovanni Di Pangrazio –  eppure nell’interporto di Avezzano abbiamo tutto lo spazio necessario per accogliere anche un’area di Protezione Civile. La Marsica per la sua posizione geografica può servire tutta l’Italia centrale e meridionale ed è una delle zone a maggiore intensità sismica che, anche per il suo grave trascorso, conosce bene il fenomeno sismico”.
Sindaco crede che la Stanza Antisismica possa trovare spazio nel piano nazionale di prevenzione?
Questo non lo so, certamente nel piano nazionale devono essere previsti sistemi salvavita:  intervenire a tragedia avvenuta potrebbe essere meno oneroso e drammatico se ci fosse una pianificazione preventiva mirata alla salvezza.
Il prossimo anno sarei felice di poter annunciare ai miei concittadini, in occasione del Centenario del terribile sisma che nel 1915 ha raso al suolo la Marsica, che abbiamo sistemi nuovi che nel passato non esistevano, poter presentare  e ringraziare qualche ritrovato della tecnologia capace di salvare la vita. Ma questo può farlo solo il Governo dandoci indicazioni precise in ordine ai sistemi catalogati. Le amministrazioni comunali non possono dare indicazioni di questo genere, anche se ne sono edotte. Purtroppo l’edilizia invecchia e anche quello che i marsicani hanno fatto all’indomani del sisma oggi è obsoleto o invecchiato: abbiamo numerose scuole sulle quali dobbiamo intervenire, lo scorso anno ne furono chiuse due, quest’anno, a settembre, sicuramente ne chiuderemo almeno una: bisogna provvedere agli adeguamenti in  maniera continua e siamo lontani dalla sicurezza che il Paese chiede”.
Sicuramente il consumo di suolo che richiede il nuovo edificato (case antisismiche, case di legno…) non è la soluzione in un Paese in cui il costruito è al 75% inadeguato a sopportare eventi sismici, con o senza capacità di previsione dei terremoti. Le ristrutturazioni con relative agevolazioni restano un percorso obbligato, almeno nell’immediato.

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