“Puntualizzare alcuni aspetti che rendono difficoltosa la applicazione della Legge Regionale  28/2011, che disciplina la riduzione del rischio sismico e le modalità di vigilanza e controllo su opere e costruzioni sismichesoprattutto per snellire le procedure e per salvaguardare le disposizioni attuative dei Piani regolatori  vigenti nei comuni abruzzesi” è la proposta che oggi  il Gruppo Consiliare Abruzzo Civico rivolge alla Regione Abruzzo.
Nella nota si evince chiaramente la volontà di non appesantire la prassi edilizia con ulteriori regole e pratiche burocratiche, ma un aspetto sembra sfuggire completamente ai Consiglieri, ed è il più importante: la mappa di pericolosità della  microzonazione sismica, ad oggi, è assolutamente inadeguata a perseguire lo scopo di prevenzione poiché si limita ad indicare la sequenza degli eventi sismici degli ultimo 50 anni e trascura, invece, di riportare i terremoti di massima entità che hanno colpito ciascuna area. In parole povere, non avremmo ritenuto l’Emilia Romagna immune da gravi danni sismici se avessimo avuto modo di sapere che in quella regione già si verificò un terremoto devastante nel 1570 e un altro nel 1346 (addirittura di intensità 6/7 e a 20 km dall’epicentro del terremoto 2012!)
L’inutilità di riempire la carta geografica dello Stivale con le bandierine dei terremoti degli ultimi 50 anni è stata rilevata addirittura dal Servizio sismico nazionale che, seppur involontariamente, l’ha fatta emergere in tutta la sua evidenza: infatti, quando ha redatto  il “calcolo di scenario sismico”  è andata a procurarsi i numeri delle intensità massime registrate in una data città… perché da queste non si poteva prescindere.
Dunque, le modifiche e integrazioni alla legge regionale proposte dai consiglieri di Abruzzo Civico,  Andrea Gerosolimo e Mario Olivieri,  ben avrebbe potuto essere riempito di contenuti più coraggiosi e di utilità collettiva, piuttosto che soltanto di categoria.

Un momento del crash test pubblico eseguito all'Aquila nel maggio 2014: un palazzo in piazza Santa Maria di Farfa è stato demolito simulando un sisma di alttissima intensità. In primo piano Antonio D'Intino inventore della Stanza Antisismica e dietro la Stanza che si scorge integra tra le macerie

Un momento del crash test pubblico eseguito all’Aquila nel maggio 2014: un palazzo in piazza Santa Maria di Farfa è stato demolito simulando un sisma di alttissima intensità. In primo piano Antonio D’Intino, inventore della Stanza Antisismica, e dietro la Stanza visibilmente integra tra le macerie

Ma v’è di più. Il nostro Paese ha al suo attivo una quantità di SISTEMI DI INNOVAZIONE TECNOLOGICA orientati a salvare la vita in caso di sisma di cui nessuno ha conoscenza. Sistemi brevettati, sui quali le nostre imprese hanno investito milioni di euro, e che dovrebbero essere portati a conoscenza della popolazione: lasciare morire la gente di terremoto è un atto di inciviltà. Ci vengono propinate con soldi pubblici le diavolerie più inutili, pubblicizzati i bingo, le slot machine, i gratta e vinci con tutti i simili annessi e connessi ma non una parola su come salvarci la vita in caso di terremoto.
Ecco, su questo forse ci si dovrebbe concentrare per riavviare il comparto edile: promuovere le RISTRUTTURAZIONI che accolgono sistemi salvavita non solo è un dovere posto in capo alle Istituzioni, ma darebbe un primo impulso alla riconversione dell’edilizia. Significherebbe lavoro e ricaduta economica sulle imprese italiane. Insomma, un doppio vantaggio del quale siamo assolutamente ignari.
Eppure, agevolazioni e incentivi alla ristrutturazione non sarebbero un carico insostenibile, magari investendo al posto dei gratta e vinci…
E’ chiaro che se disponiamo di dati e argomentazioni in materia è conseguente all’interessamento diretto di Madis Room, che solo dopo aver creato la Stanza Antisismica è andata a ficcare il naso su dati e numeri fino ad oggi sconosciuti anche a noi medesimi.
Qualcuno sa quante sono le innovazioni tecnologiche salva vita in caso di terremoto? Qualcuno sa a quanti milioni di euro e quanti posti di lavoro genererebbe il mercato delle ristrutturazioni? E qualcuno sa quanto poco costerebbe un intervento salva vita come la Stanza Antisismica? E pensare che lo scopo di salvare la vita umana è l’obiettivo numero uno della Protezione Civile. Che ad oggi si interviene solo su morti e feriti.

L’Aquila, Maria Paola Iannella per Madis Room, 30 ottobre 2014

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