Studi recenti attestano che i terremoti “si parlano” innescando eventi sismici anche a distanza dall’epicentro e su faglie diverse da quella che ha originato l’episodio.
Fino ad ora era soltanto un’ipotesi ma adesso le nuove ricerche dicono che un rapporto c’è. Ma è molto complesso e difficile da dimostrare con modelli matematici.
L’energia rilasciata da un sisma può propagarsi anche per migliaia di km, dice Thomas
![Terremoto dell'Aquila del 2009](https://www.stanza-antisismica.it/wp-content/uploads/foto-laquila-ridotta5582-1.jpg)
Terremoto dell’Aquila del 2009
Henyey, geologo presso l’Università della Southern California di Los Angeles, supportando così la tesi di Ross Stein, geologo dell’Usgs (il Servizio geologico americano) e pioniere di questo genere di studi secondo il quale «di solito, quando una faglia si muove producendo un sisma, riduce lo stress che si è accumulato al suo interno, ma lo aumenta in un altro luogo».
Una relazione di scambio, infatti, è tra le rocce stesse nonché rispetto all’acqua che vi è presente: semplificando, le rocce si modificano quando sono attraversate da onde sismiche, come pure la quantità di acqua spostandosi da una parte all’altra cambia l’equilibrio e la stabilità.
Proprio alla luce di ciò, e per esempio, oggi il terremoto dell’Irpinia viene interpretato come conseguenza della fessurazione di una faglia che si ruppe in 2 o 3 punti diversi a breve distanza di tempo.
Secondo Antonio Piersanti, dirigente di ricerca dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, attualmente si sta cercando di capire come avviene questa relazione, in quanto l’idea è adesso accolta dalla comunità scientifica.
Insomma, lo studio di come i terremoti si “parlano” tra loro è iniziato adesso.
FONTE: Luigi Bignami, Tratto e adattato da Focus n. 206
MADIS ROOM, L’AQUILA – 20 FEBBRAIO 2017