L’Aquila, scossa 4°: la comunità scientifica dice “un terremoto tira l'altro”

Studi recenti attestano che i terremoti “si parlano” innescando eventi sismici anche a distanza dall’epicentro e su faglie diverse da quella che ha originato l’episodio.

Fino ad ora era soltanto un’ipotesi ma adesso le nuove ricerche dicono che un rapporto c’è. Ma è molto complesso e difficile da dimostrare con modelli matematici.

L’energia rilasciata da un sisma può propagarsi anche per migliaia di km, dice Thomas

Terremoto dell'Aquila del 2009

Terremoto dell’Aquila del 2009

Henyey, geologo presso l’Università della Southern California di Los Angeles, supportando così la tesi di Ross Stein, geologo dell’Usgs (il Servizio geologico americano) e pioniere di questo genere di studi secondo il quale «di solito, quando una faglia si muove producendo un sisma, riduce lo stress che si è accumulato al suo interno, ma lo aumenta in un altro luogo».

Una relazione di scambio, infatti, è tra le rocce stesse nonché rispetto all’acqua che vi è presente: semplificando, le rocce si modificano quando sono attraversate da onde sismiche, come pure la quantità di acqua spostandosi da una parte all’altra cambia l’equilibrio e la stabilità.

Proprio alla luce di ciò, e per esempio, oggi il terremoto dell’Irpinia viene interpretato come conseguenza della fessurazione  di  una faglia che si ruppe in 2 o 3 punti diversi a breve distanza di tempo.

Secondo Antonio Piersanti, dirigente di ricerca dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, attualmente si sta cercando di capire come avviene questa relazione, in quanto l’idea è adesso accolta dalla comunità scientifica.
Insomma, lo studio di come i terremoti si “parlano” tra loro è iniziato adesso.

FONTE: Luigi Bignami, Tratto e adattato da Focus n. 206

MADIS ROOM, L’AQUILA – 20 FEBBRAIO 2017

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